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Vegetariano è meglio. O no? Uno studio austriaco che ha fatto discutere.

I vegetariani non godono affatto di salute migliore rispetto a onnivori e carnivori convinti. Pubblicato su PloS One il 7 febbraio 2014 da un team di ricercatori dell’Institute of Social Medicine and Epidemiology di Graz (Austria), questo studio ha provocato reazioni controverse, apparendo a una prima lettura come una pesante bocciatura per l’alimentazione vegetariana. In realtà, si tratta di una ricerca limitata sia geograficamente che cronologicamente, che gli stessi autori sentono la necessità di approfondire.

La chiave di lettura più significativa, al momento, sembra essere la ragione per cui si diventa vegetariani; spesso, infatti, è proprio una grave malattia o un disturbo cronico a far abbandonare la carne. La traduzione integrale:

ALIMENTAZIONE E SALUTE – RELAZIONI TRA I COMPORTAMENTI ALIMENTARI E ALCUNI PARAMETRI SANITARI: UNO STUDIO SU CAMPIONI APPAIATI 

(Traduzione dell’articolo originale: “Nutrition and Health – The association between eating behavior and various health parameters: a matched sample study”) pubblicato su Plos One  il 7 febbraio 2014 da Nathalie T. Burkert, Johanna Muckenhuber, Franziska Großschädl, Éva Rásky, Wolfgang Freidl,  INSTITUTE OF SOCIAL MEDICINE AND EPIDEMIOLOGY, MEDICAL UNIVERSITY, GRAZ, AUSTRIA
Copyright: 2014 Burkert et al. Questo è un articolo open-access, distribuito secondo le norme Creative Commons Attribution Licence, che ne permette libero utilizzo, diffusione e riproduzione su qualsiasi supporto, purché vengano citati autore e fonte originali.

L’articolo originale è disponibile QUI.

Abstract

Studi basati sulla popolazione hanno dimostrato a sufficienza che la dieta influenza il nostro stato di salute. L’obiettivo della nostra ricerca, pertanto, era analizzare le differenze tra gruppi con abitudini alimentari diverse secondo parametri di valutazione dello stato di salute. Il campione utilizzato per questa analisi trasversale è stato scelto dall’Austrian Health Interview Survey. Come primo passo, i soggetti sono stati raggruppati secondo l’età, il genere e lo status socio-economico (SES). Dopo la classificazione, il numero totale dei soggetti presi in esame era 1.320 (Il campione iniziale era composto di 15.474 persone, n.d.t.): 330 per ciascun tipo di regime alimentare, ossia a) vegetariani; b) carnivori con dieta ricca di frutta e verdura; c) carnivori con ridotto consumo di carne; d) carnivori con elevato consumo di carne. L’analisi delle variabili è stata eseguita valutando i seguenti parametri dello stile di vita: stato di salute (stato di salute percepito, condizioni fisiche, numero di patologie croniche, rischio cardiovascolare), cure mediche (terapie mediche, vaccinazioni, esami medici di prevenzione) e infine qualità della vita. Inoltre, le differenze emerse in seguito alla presenza di 18 patologie croniche sono state analizzate attraverso il Chi-square Test. Nel complesso, il 76,4% dei soggetti erano donne, il 40% avevano meno di 30 anni, il 35,4% tra i 30 e i 49 anni ed il 24% aveva più di 50 anni. Il 30,3% del campione aveva un SES basso, il 48,8% medio e il 20,9% un SES alto. I nostri risultati hanno rivelato che il regime vegetariano è correlato a un Indice di Massa Corporea (BMI) più basso e un consumo di alcolici meno frequente. Inoltre, i nostri dati mostrano che il regime vegetariano è associato a uno stato di salute peggiore (maggiore incidenza di tumori, allergie e disordini della salute mentale), una maggiore richiesta di cure mediche e una peggiore qualità della vita. Per queste ragioni, si ritengono necessari interventi sulla salute pubblica per ridurre i rischi derivanti da fattori nutrizionali. 

INTRODUZIONE

La nostra dieta incide sul nostro benessere e sulla nostra salute. Molti studi hanno mostrato che la dieta vegetariana è associata a bassa incidenza di: ipertensione, ipercolesterolemia, alcuni disturbi degenerativi, malattie coronariche, diabete di tipo II, calcolosi renale, ictus e alcuni tipi di tumore. Una dieta vegetariana è caratterizzata da un basso consumo di grassi saturi e colesterolo, conseguenza di una più elevata assunzione di frutta, verdure e cereali integrali. Nel complesso, i vegetariani hanno un Indice di Massa Corporea (BMI) più basso, condizioni socio-economiche migliori e un comportamento più salutare, ovvero sono fisicamente più attivi, consumano meno alcolici e fumano meno. D’altro canto, le conseguenze di una dieta vegetariana o di una dieta mediterranea, ricca di frutta, verdura, cereali integrali e pesce, sulla salute mentale sono di diverso tipo. Michalak (I) e i suoi colleghi, ad esempio, riferiscono che la dieta vegetariana è associata a una elevata incidenza di disordini mentali. Un consumo ridotto di carne è dimostrato essere in relazione con indici di mortalità più bassi e speranza di vita maggiore, e una dieta che introduca piccole quantità di carne rossa, pesce e latticini sembra sia associabile a un rischio ridotto di malattie coronariche e cardiache, così come di diabete di tipo II. In aggiunta a tutto questo, non esistono evidenze significative di incidenza inferiore di cancro, malattie del colon (cancro compreso), disturbi addominali e cause di mortalità di altro tipo.

Non è solo l’assunzione di un certo tipo di alimento, come ad esempio la carne rossa, a costituire un fattore di rischio per la salute; anche un apporto calorico elevato gioca un ruolo cruciale. Inoltre, sembra provato che lo stile di vita (fare ad esempio attività fisica) sia più importante delle abitudini alimentari nel ridurre il rischio di malattie. Generalmente, una dieta basata sul consumo di vegetali, come quella vegetariana, viene associata a una serie di vantaggi per la salute, rischi inferiori di contrarre alcune malattie croniche e buone possibilità di migliorare il livello di benessere, ma diete vegetariane restrittive e poco variate, invece, includono il rischio di carenze nutrizionali. Baines ed i suoi colleghi (II) riferiscono che i vegetariani assumono più farmaci dei non-vegetariani.

Riassumendo, un certo numero di studi ha mostrato che le diete vegetariane e le diete a ridotto consumo di carne sono associate a ridotti tassi di mortalità dovuta ad alcune malattie. Gli studi sulle abitudini alimentari in Austria, tuttavia, sono piuttosto scarsi e si concentrano principalmente sui fattori genetici. Per questa ragione, l’obiettivo di questo studio era quello di indagare sulle differenze nello stato di salute tra gruppi di austriaci adulti con differenti abitudini alimentari.

Metodologia

Pianificazione dello studio e scelta del campione

Il campione per questo studio comparato è stato selezionato in base alla Austrian Health Interview Survey (AT-HIS), tra il marzo 2006 e il febbraio 2007. La AT-HIS è un’indagine standardizzata condotta, in Austria, a intervalli di tempo regolari (attualmente ogni 8 anni). Gli individui inclusi dell’indagine rappresentano un campione significativo della popolazione austriaca; sono stati scelti dal registro centrale dello stato civile (III), in modo da comprendere tutte le zone geografiche del paese. L’AT-HIS fa parte dell’European Health Interview Survey (E-HIS), un protocollo d’indagine di alto livello. Le interviste sono state condotte da freelancer incaricati dall’Austrian Statistic Agency. Per garantire che tutte le interviste venissero condotte allo stesso modo, gli intervistatori hanno seguito una giornata di formazione durante la quale sono stati istruiti sulle modalità di realizzazione dell’indagine. Sono state eseguite misurazioni dei tempi, analisi delle mancate risposte, analisi di messaggi d’errore, in modo da assicurare la coerenza tra gli intervistatori.
Alcuni supervisori sul campo, inoltre, hanno provveduto al monitoraggio di tutti gli intervistatori. Complessivamente, sono 15.474 gli individui dai 15 anni in su a cui sono state somministrate interviste secondo la tecnica CAPI (IV) (54,7% donne; tasso di risposta: 63,1%).

Mentre lo 0,2% degli intervistati erano vegetariani puri (57,7% donne), lo 0,8% ha riferito di essere vegetariano ma di consumare anche latte e uova (77,3% donne), l’1,2% di essere vegetariano ma di consumare anche pesce e/o uova e latte (76,7% donne), il 23,6% ha riferito di combinare una dieta carnivora con abbondante consumo di frutta e verdura (67,2% donne), il 48,5% di seguire una dieta carnivora ma con percentuali ridotte di carne (60,8% donne) e infine il 25,7% di seguire una dieta carnivora ricca di carne (30,1% donne). Dato che i tre singoli gruppi a dieta vegetariana erano composti da un numero piuttosto esiguo di individui (N=343), essi sono stati considerati, nello studio, come un unico gruppo di abitudini dietetiche. Inoltre, dal momento che il gruppo vegetariano (1) era il meno numeroso, abbiamo deciso di mettere a confronto ciascun individuo vegetariano con un singolo individuo di ognuno degli altri gruppi dietetici, cioè carnivori con dieta ricca in frutta e verdura (2), carnivori a ridotto consumo di carne (3) e carnivori con elevato consumo di carne (4).

Procedura di comparazione

Come primo passo, sono stati identificati i soggetti vegetariani (N=343). Tutti gli appartenenti al gruppo sono stati classificati in base al sesso, all’età (in fasce che vanno di 5 anni in 5 anni, come d esempio dai 20 ai 24 anni compiuti) e alla condizione socio-economica (SES V). Ognuno di questi individui è stato poi messo in rapporto con un singolo individuo di ognuno degli altri tre gruppi. Solo il 96,2% dei vegetariani è entrato a far parte del campione, dato che non tutti avevano un individuo corrispondente per sesso, età e SES negli altri tre gruppi. Per questa ragione, il numero complessivo degli individui studiati è stato di 1320 (che comprendono 330 vegetariani, 330 individui carnivori grandi consumatori di frutta e verdura, 330 individui con ridotto consumo di carne e 330 individui grandi consumatori di carne). Ognuno dei quattro gruppi di abitudini alimentari è stato poi organizzato secondo le caratteristiche demografiche mostrate nella Tabella 1.

Approvazione etica

Lo studio è stato condotto secondo i principi contenuti nella Dichiarazione di Helsinki. Non sono stati inclusi nello studio minori e bambini ed è stato ottenuto da tutti i partecipanti un consenso informato verbale alla presenza di testimoni e formalmente registrato. La Commissione Etica della Medical University di Graz ha approvato la procedura del consenso così come della conduzione di questo studio (EK number: 24 288 ex 11/12).

Variabili e Misurazioni

Le interviste faccia a faccia sono state condotte interrogando i soggetti selezionati sulle loro caratteristiche socio-demografiche, sui comportamenti legati alla salute, sulle malattie, sulle cure mediche e infine su alcuni aspetti psicologici.

La variabile indipendente di questo studio erano le abitudini dietetiche del campione. Per quanto riguarda il comportamento alimentare, agli intervistati è stata sottoposta una lista di sei diversi regimi dietetici ed è stato chiesto loro quale dei sei descriveva meglio il proprio (1 = vegan, 2 = latto-ovo-vegetariano, 3 = vegetariano che consuma pesce e/o latte/uova, 4 = dieta carnivora ricca in frutta e verdure, 5 = dieta carnivora con basso consumo di carne, 6 = dieta carnivora con elevato consumo di carne). Gli intervistati hanno descritto le loro abitudini dietetiche senza ricevere dagli intervistatori alcuna definizione chiara delle varie categorie dietetiche. Dato che, complessivamente, solo il 2,2% di tutti i partecipanti allo studio seguiva una dieta vegetariana, gli individui di questo gruppo sono stati analizzati come un unico gruppo di abitudini alimentari. Abbiamo creato una scala che riflette il consumo di grassi animali per ciascun gruppo di abitudini alimentari (1 = dieta vegetariana, 2 = carnivori con dieta ricca di frutta e verdura, 3 = carnivori con ridotto consumo di carne; 4 = carnivori con elevato consumo di carne).

Dal momento che l’età, il sesso e l’estrazione socio-culturale sono tutti fattori che incidono sulla salute, abbiamo messo a confronto i soggetti analizzati in base a queste variabili, allo scopo di controllarne l’influenza. Il SES (su una scala da 3 a 15) è stato calcolato utilizzando le seguenti variabili: reddito netto equivalente, livello di istruzione e occupazione. Il reddito netto equivalente è stato ottenuto basandosi su una scalea di equivalenza fornita dall’OECD (VI) e suddivisa in quintili. Il livello di istruzione è stato misurato sulla base di una variabile ordinale, distinguendo tra (1) istruzione di base (a partire dai 15 anni di età), (2) apprendistato/scuola professionale (3) istruzione secondaria senza diploma, (4) istruzione secondaria con diploma e (5) istruzione universitaria. L’occupazione dei soggetti analizzati è stata classificata nei seguenti cinque livelli: (1) lavoratore non qualificato, (2) apprendista/lavoratore qualificato, (3) lavoratore autonomo/impiegato (4) lavoratore qualificato/docente, (5) dirigente. Per verificare la combinazione delle variabili indispensabili ad ottenere il SES, sono state calcolate le correlazioni con le diverse variabili; il loro valore è compreso tra r = .70 ed r = .80.
L’indice di massa corporea (BMI) ed i fattori determinanti lo stile di vita (attività fisica, fumo, consumo di alcolici) sono stati inclusi come covariate in tutte le analisi. Il BMI è stato calcolato dividendo il peso per la superficie quadrata in metri (Kg/mq). L’esercizio fisico è stato misurato utilizzando la versione ridotta dell’International Physical Activity Questionnaire (IPAQ), uno strumento di auto-monitoraggio che richiede la stima dell’attività fisica complessiva (camminata, attività fisica moderata o ad alta intensità) svolta nella settimana precedente. La versione ridotta dell’IPAQ non fa distinzione tra attività fisiche del tempo libero e attività fisiche di altro tipo. Il punteggio totale in MET (VII) è stato calcolato sommando i minuti di attività fisica registrati settimanalmente per ciascun tipo di attività sulla base della spesa energetica in MET assegnata ad ognuna di esse. L’abitudine al fumo è stata quantificata con il numero di sigarette fumate al giorno. Il consumo di alcolici è stato invece stimato in base al numero di giorni in cui è stato consumato nell’arco dei 28 giorni precedenti.

Le variabili indipendenti sulla cattiva salute hanno incluso lo stato di salute auto-percepito, valutato da 1 (molto buono) a 5 (pessimo), e il deterioramento della salute, valutato da 1 (decisamente danneggiata) a 3 (integra). Abbiamo inoltre constatato la presenza di 18 specifiche condizioni croniche (asma, allergie, diabete, cataratta, ronzio auricolare, ipertensione, infarto cardiaco, ictus, bronchite, artrite, patologie del tratto sacrale, osteoporosi, incontinenza urinaria, ulcera gastrica o intestinale, cancro, emicrania, disturbi mentali (patologie ansiose o depressione), e ogni altra condizione cronica. Ognuna di queste condizioni è stata codificata come (1) presente o (0) non presente. Abbiamo calcolato il punteggio totale di frequenza sommando le patologie registrate come presenti. Inoltre, è stato calcolato un punteggio di rischio vascolare sommando le variabili “ipertensione”, “ipercolesterolemia”, “diabete” e “fumo”. Ognuna di queste variabili è stata codificata come (1) presente o (0) non presente.

È stata creata una variabile dipendente relativa alle prestazioni sanitarie in base alla somma dei medici consultati nei 12 mesi precedenti. Ognuno degli 8 interventi sanitari presi in considerazione (medico di base, ginecologo, urologo, dermatologo, oculista, chirurgo, ortopedico e otorinolaringoiatra) sono stati codificati come (1) consultato o (0) non consultato. Il numero di vaccinazioni è stato ottenuto sommando 8 diversi tipi di vaccinazione (influenza, tetano, difterite, poliomelite, meningite, streptococco, epatite A e B). Ognuna è stata codificata come (1) presente o (0) non presente. In più, la prevenzione sanitaria è stata analizzata calcolando un indice delle variabili “check-up preventivi”, “mammografie”, “check-up della prostata” e “PAP test”, indicando per ciascuna se (1) presente o (0) non presente.

Le variabili dipendenti relative alla qualità di vita sono state misurate usando la versione ridotta del WHOQOL (WHOQOL-BREF) (VIII). Sono stati considerati quattro settori di punteggio (benessere fisico, benessere mentale, relazioni sociali e ambiente). Il punteggio di ognuna di queste variabili varia da 4 a 20.

Analisi Statistiche

In primo luogo, i soggetti con differenti abitudini alimentari (vegetariani, carnivori con dieta ricca in frutta e verdura, carnivori con ridotto consumo di carne, carnivori con elevato consumo di carne) sono stati abbinati per sesso, età e SES. Le differenze tra i gruppi relative ai fattori che determinano la qualità della vita (BMI, punteggio totale in MET, numero di sigarette fumate al giorno e consumo di alcolici nelle quattro settimane precedenti allo studio) sono state calcolate attraverso un’analisi della varianza a più variabili. Al fine di studiare le differenze tra i diversi gruppi di abitudini alimentari, sono state previste analisi della varianza a più variabili per tre settori: (1) salute (salute dichiarata, deterioramento della salute dovuto a malattie, numero di malattie croniche, rischio vascolare), (2) prestazioni sanitarie (numero di visite mediche, numero di vaccinazioni, numero di prestazioni preventive utilizzate), e (3) qualità della vita (benessere fisico e mentale, relazioni sociali e ambiente). Per evitare distorsioni relative ai parametri dello stile di vita che hanno incidenza sulla salute, sono state condotte analisi della varianza, controllando le variabili già menzionate (BMI, attività fisica, abitudine al fumo e consumo di alcolici).

Nel settore “salute”, le due variabili “salute dichiarata” e “deterioramento della salute dovuto a malattie” sono state in origine valutate utilizzando una scala ordinale; per questa ragione abbiamo controllato i risultati utilizzando test non-parametrici (Kruskal Wallis Test). Dal momento che i risultati erano i medesimi, sono stati registrati solo quelli delle analisi della varianza.

In aggiunta, sono stati eseguiti i Chi-square test per le 18 patologie croniche menzionate in precedenza, allo scopo di stabilire quale di queste si verifica con più frequenza, in base al tipo di alimentazione. I decimali di .050 sono stati considerati statisticamente significativi. Tutte le analisi sono state eseguite utilizzando il software IBM SPSS per Windows (versione 20.0).

Risultati 

Caratteristiche dei partecipanti e differenze tra gli stili di vita tra i gruppi con differenti abitudini alimentari

Abbiamo analizzato, in totale, i dati di 1.320 individui (330 per ciascun gruppo di abitudini alimentari). Ognuno di questi gruppi è stato organizzato secondo le caratteristiche demografiche mostrate in Tabella 1. Nel complesso, il 23,6% di tutti i soggetti era maschio e il 76,4% femmina; il 40,0% aveva meno di 30 anni, il 17,8% tra i 30 e i 39 anni, il 17,6% tra i 40 e i 49 anni, il 9,4% tra i 50 e i 59 anni, l’8,4% tra i 60 e i 69 anni, il 4,4% tra i 70 e i 79 anni e infine il 2,4% aveva 80 anni o più. Il 30,3% dei soggetti aveva un indice SES basso (punteggio fino a 6), il 48,8% medio (punteggio tra 6 e 10) e il 20,9% aveva un indice SES elevato (punteggio 10).

Le nostre analisi a più variabili relative allo stile di vita hanno mostrato di avere effetti sostanziali significativi per le abitudini alimentari degli individui, evidenziando che i gruppi aventi abitudini alimentari diverse differiscono anche nel loro comportamento complessivo in materia di salute. Tuttavia, i risultati delle analisi a una variabile hanno mostrato che i gruppi differiscono tra loro solo in relazione al BMI e al consumo di alcolici.

Per quanto riguarda il BMI: i vegetariani hanno l’indice più basso (M = 22,9), seguiti dai soggetti che consumano carne in quantità ridotta (M = 23,4), poi da quelli con dieta carnivora ma ricca di frutta e verdura (M = 23,5), infine dai carnivori con elevato consumo di carne (M = 24,9). I grandi consumatori di carne presentano una differenza significativa del BMI rispetto a tutti gli altri gruppi.

Per quanto riguarda l’attività fisica: non sono state rilevate differenze significative nel punteggio totale in MET tra i diversi gruppi.

Per quanto riguarda l’abitudine al fumo: il numero di sigarette fumate al giorno non presenta differenze tra i vari gruppi.

Per quanto riguarda il consumo di alcolici: i soggetti che seguono una dieta vegetariana (M = 2,6 giorni sugli ultimi 28) e quelli che seguono una dieta carnivora ricca di frutta e verdura (M = 3,0 giorni) assumono alcolici con frequenza significativamente inferiore dei carnivori con ridotto consumo di carne (M = 4,4 giorni) e dei carnivori a elevato consumo di carne (M = 4,8 giorni).

Differenze dello stato di salute tra i gruppi 

Nel campo della salute, l’analisi della varianza a più variabili ha rilevato effetti sostanziali significativi per le abitudini alimentari degli individui. Nel complesso, i vegetariani risultano possedere uno stato di salute peggiore rispetto a quello degli altri gruppi. Per quanto riguarda la salute dichiarata, i vegetariani presentano differenze significative rispetto a ognuno degli altri gruppi, nel senso di una peggiore valutazione. Oltre a ciò, questi soggetti denunciano più elevati livelli di deterioramento della salute dovuto a malattie. Tra i vegetariani, inoltre, si registrano molte più malattie croniche che tra i carnivori a ridotto consumo di carne (Tab. 2). Una percentuale significativamente maggiore di vegetariani, rispetto agli altri gruppi, soffre di allergie, cancro e disturbi mentali (ansia o depressione) (Tab 3). I soggetti grandi consumatori di carne presentano invece più spesso degli altri incontinenza urinaria. Nessuna differenza è stata rilevata nel rischio vascolare tra i diversi gruppi (Tab. 2).

Differenze nelle prestazioni sanitarie tra i gruppi 

La nostra analisi a più variabili relativa all’assistenza sanitaria ha mostrato effetti sostanziali significativi per le abitudini alimentari degli individui e confermato che, nel complesso, i soggetti con un’assunzione di grassi animali più bassa manifestano peggiori consuetudini relative all’assistenza sanitaria. I vegetariani e coloro che seguono una dieta carnivora ricca di frutta e verdura consultano i medici con più frequenza rispetto a coloro che consumano carne in quantità ridotta. In aggiunta a ciò, i vegetariani eseguono meno spesso le vaccinazioni rispetto ai gruppi di altre abitudini alimentari e si avvalgono dei check-up di prevenzione con meno frequenza rispetto ai carnivori con dieta ricca di frutta e verdura (Tabella 2).

Differenze nella qualità della vita tra i gruppi

In relazione alla qualità della vita, il principale risultato prodotto dall’analisi a più variabili non ha mostrato differenze significative tra i diversi gruppi. I risultati ottenuti nelle analisi a una variabile, tuttavia, hanno rivelato che i vegetariani hanno una minore qualità della vita nel settore “salute fisica” e “ambiente” rispetto ai soggetti carnivori a ridotto consumo di carne. Oltre a ciò, i vegetariani hanno una peggiore qualità della vita nel campo delle “relazioni sociali”, rispetto agli individui con dieta carnivora ricca di frutta e verdura e quelli con ridotto consumo di carne. Tutti i risultati sono mostrati in Tab. 4.

Discussione

Nel complesso, i nostri risultati rivelano che i vegetariani fanno registrare un peggiore stato di salute, si sottopongono a cure mediche con più frequenza, fanno meno prevenzione e hanno una più bassa qualità della vita rispetto agli altri gruppi. In relazione alla variabile “comportamento alimentare”, abbiamo provato a creare una variabile che riproducesse l’assunzione di grassi animali (1 = vegetariani, 2 = dieta carnivora ricca di frutta e verdura, 3 = dieta carnivora con ridotto consumo di carne, 4 = dieta carnivora con massiccio consumo di carne). Il BMI medio dei soggetti è stato abbinato in una progressione il più possibile lineare al valore dell’assunzione di grassi animali. In questo caso siamo in perfetta coerenza con gli studi pregressi, che mostrano come i vegetariani hanno un’Indice di Massa Corporea inferiore.

I nostri risultati hanno evidenziato che i vegetariani fanno registrare più frequentemente malattie croniche e peggiori condizioni individuali di salute. Questo potrebbe indicare che i vegetariani presi in esame nel nostro studio adottano questo tipo di dieta in conseguenza delle loro patologie, dal momento che la dieta vegetariana è spesso raccomandata come strategia di gestione del peso e della salute. Sfortunatamente, l’assunzione del cibo non è stata analizzata nei dettagli, e ad esempio non è stato considerato l’apporto calorico. Per cui, ulteriori studi saranno necessari per analizzare in modo più approfondito lo stato di salute e le sue relazioni con le differenti abitudini alimentari.

Quando abbiamo analizzato la frequenza di malattie croniche, abbiamo riscontrato un’incidenza del cancro significativamente maggiore nei vegetariani rispetto ai soggetti con altre abitudini alimentari. Anche questo è coerente con precedenti scoperte, che dimostrano come non esistano evidenze significative per quanto riguarda il tasso di malattie oncologiche, disturbi addominali e rischio di mortalità generale. La maggiore incidenza di cancro nei vegetariani presi in esame nel nostro studio potrebbe essere una coincidenza, ed è probabilmente dovuta a fattori diversi dal consumo di grassi animali, come un comportamento attento alla salute, dato che nessuna differenza è stata rilevata nell’abitudine al fumo e nell’attività fisica negli austriaci adulti, come riportato in studi di altri paesi. Per queste ragioni, studi più approfonditi saranno necessari in Austria per analizzare l’incidenza di diversi tipi di cancro e le loro relazioni con i fattori nutrizionali.

Diversi studi sugli effetti della dieta vegetariana sulla salute mentale hanno avuto risultati disomogenei. I vegetariani presi da noi in esame hanno mostrato di soffrire con più frequenza di disordini ansiosi e/o depressione. In più, essi hanno una qualità della vita peggiore in termini di salute fisica, relazioni sociali e fattori ambientali.

Inoltre, il ricorso all’assistenza sanitaria differisce in modo significativo tra i gruppi con diverse abitudini alimentari del nostro studio. I vegetariani fanno più spesso uso di cure mediche rispetto ai soggetti che seguono altri tipi di dieta. Questo, tuttavia, potrebbe essere dovuto alla percentuale di malattie croniche, che è più alta nei soggetti con dieta vegetariana.

Tra i punti di forza del nostro studio ci sono: l’ampiezza del campione, la comparazione per età, sesso e condizione socio-economica e la misurazione standardizzata di tutte le variabili. Ulteriori punti di forza consistono nell’aver considerato l’influenza sulla salute del peso e dei fattori determinanti lo stile di vita, come l’esercizio fisico e l’abitudine al fumo.

Le limitazioni potenziali dei nostri risultati si devono al fatto che l’indagine era basata su dati trasversali. Non si può, pertanto, affermare con certezza che il peggiore stato di salute dei vegetariani esaminati nel nostro studio sia causato dal tipo di dieta o se questa sia invece stata adottata proprio a causa del peggiore stato di salute. Non siamo in grado di affermare che esiste una relazione, ma possiamo descrivere alcune associazioni accertate. Inoltre, non possiamo fornire alcuna informazione sulle conseguenze a lungo termine di un regime dietetico particolare, né sui relativi tassi di mortalità. Di conseguenza, ulteriori studi longitudinali si renderanno necessari per convalidare i nostri risultati. Limitazioni ulteriori sono rappresentate dalla registrazione delle abitudini alimentari attraverso una procedura di auto-dichiarazione, nonché dal fatto che ai soggetti è stato chiesto di descrivere il loro comportamento alimentare, senza fornire loro definizioni precise dei vari gruppi. Ciò nonostante, un’associazione significativa tra le abitudini alimentari degli individui ed il loro peso e consumo di alcolici è indicativo della validità della variabile. Un’altra limitazione riguarda la mancanza di informazioni dettagliate sulle composizioni nutrizionali (ad esempio la quantità di carboidrati, colesterolo o acidi grassi consumati). Anche per questa ragione saranno necessari studi più approfonditi sulle abitudini nutrizionali e i loro effetti sulla salute tra gli austriaci adulti. Studi successivi potrebbero ad esempio indagare sull’influenza delle diverse abitudini alimentari su differenti tipi di cancro. Per quanto ne sappiamo, questo è il primo studio mai condotto in Austria per esaminare le differenze tra le varie abitudini alimentari e il loro impatto sulla salute. Siamo consapevoli che il grande numero di partecipanti ha reso necessario semplificare il questionario, allo scopo di raggiungere l’intero campione. Nel complesso, riteniamo che i nostri risultati siano di interesse specifico e contribuiscano all’attuale conoscenza scientifica, malgrado alcune limitazioni relative a cause ed effetti.

Conclusioni 

Il nostro studio ha mostrato che gli adulti austriaci che seguono una dieta vegetariana sono meno in salute (in termini di malattie oncologiche, allergie e disordini della salute mentale), hanno una qualità della vita inferiore e richiedono più cure mediche. È necessario, pertanto, un programma sistematico e incisivo di salute pubblica per l’Austria, che miri a ridurre i rischi per la salute dovuti a fattori nutrizionali. I nostri risultati, inoltre, evidenziano la necessità di ulteriori studi in ambito nazionale che approfondiscano maggiormente gli effetti delle diverse abitudini alimentari sulla salute.

Traduzione integrale di Silvia Di Profio

Note del traduttore

I) Michalak J., Zhang XC, Jacobi F. (2012) Vegetarian diet and mental disorders results from a representative community survey. Int J Behav Nutr Phys Act 9:67

II) Baines S., Powers J., Brown WJ. (2007) How does the health and well-being of young Australian vegetarian women compare with non-vegetarians? Public Health Nutr 10 (5)

III) Qualcosa di simile alla nostra anagrafe statale

IV) Computer Assisted Personal Interview, ovvero una tecnica di intervista in cui gli intervistati utilizzano un computer per rispondere alle domande

V) SES è acronimo di Socio-Economic Status

VI) OECD è acronimo di Organisation for Economic Co-operation and Development. Riferimento: OECD Social Policy Division (2009) “What are equivalent scales?”, disponibile su www.oecd.org/els/social/

VII) MET è abbreviazione di Metabolic Equivalent of Task, ovvero un’unità di misura usata per quantificare l’attività fisica. 1 MET corrisponde ad una spesa energetica approssimativamente uguale ad 1 kcal per Kg di peso per ora. 

VIII) WHOQOL è acronimo di World Health Organisation Quality of Life. Si tratta di un protocollo di valutazione della qualità della vita studiato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.